Onorevoli Colleghi! - La musica in tutte le sue forme è parte integrante della cultura e dell'identità del nostro Paese e rappresenta una risorsa culturale da difendere e sostenere, oltre ad essere uno straordinario veicolo per la promozione della cultura, non solo in Italia ma in tutto il mondo, ed è proprio il volano internazionale, spinto dalle nuove tecnologie, che permettono di raggiungere in tempo reale ogni spazio del nostro emisfero, che deve spingere il legislatore ad una riflessione.
      Quale tipo di musica e di spettacolo musicale si apre con più facilità al mercato della mondializzazione, pur tuttavia salvaguardando quelle forme musicali meno internazionali ma essenziali per il territorio nazionale?
      La presente proposta di legge è lo strumento normativo organico e snello indispensabile per approdare ad una legge di riforma che dovrà essere connotata da un'idea della produzione e fruizione dello spettacolo dal vivo e della musica in particolare non solo come un valore culturale da difendere e sostenere, ma anche come risorsa economica su cui investire.
      Innanzitutto è necessario porre particolare attenzione alle modifiche introdotte al titolo V della parte seconda della Costituzione, ed in particolare all'articolo 117 (legge costituzionale n. 3 del 2001), da cui è scaturito il nuovo assetto dei rapporti tra Stato e regioni. In particolare va ricordato che, come evidenziato anche dalla sentenza n. 255 del 2004 della Corte costituzionale (e ribadito nella sentenza n. 285 del 2005), «le attività di sostegno degli spettacoli» sono riconducibili alla materia «promozione ed organizzazione di attività culturali» affidata alla legislazione concorrente tra lo Stato e le regioni, ex

 

Pag. 2

articolo 117 della Costituzione. In considerazione di ciò la legislazione statale ha il compito di definire i soli princìpi fondamentali della materia, mentre le funzioni amministrative dovrebbero essere attribuite normalmente ai livelli di governo substatali, in base ai princìpi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza indicati nell'articolo 118 della Costituzione.
      Dunque, è auspicabile una legge quadro in cui siano definiti i princìpi generali in materia e leggi di settore relative ai vari comparti dello spettacolo.
      In Italia esiste un vuoto normativo storico nel settore musicale (sono trascorsi ben 40 anni dall'ultima legge in materia) e, anche per essere in linea con le nuove forme di musica sviluppatesi anche grazie alle moderne tecnologie, è necessario intervenire a livello normativo, promuovendo e sostenendo le produzioni, gli artisti e gli operatori di settore.
      Lo spettacolo in Italia, nel suo complesso, conta all'incirca 250.000 addetti, tra artisti, tecnici, operatori, maestranze: l'assenza di una legge di settore, unita all'esiguità dei finanziamenti, mette in serio rischio i livelli occupazionali dell'intero comparto e penalizza gravemente, in particolar modo, il mercato discografico italiano. Infatti, secondo il Rapporto 2007 del Centro Ask della Bocconi, il fatturato del settore musica, complessivamente considerato, scende del 4,6 per cento, passando dai 3,1 miliardi del 2005 ai 2,95 miliardi di euro del 2006. A soffrire di più è la discografia tradizionale, solo in parte compensata dalla crescita della musica digitale, mentre è in via di fortissimo sviluppo la diffusione legale di musica via internet.
      Tale dato di fatto, parallelamente all'aumentata richiesta del pubblico, è uno dei fattori che ha determinato la crescita esponenziale del prezzo dei biglietti dei concerti. Altro elemento di assoluto rilievo è la resa del diritto d'autore, in relazione alla quale si è passati dai 25 anni di qualche decennio fa, ai 70 anni attuali. Il settore musicale è quindi in una fase di profonda trasformazione dalla quale emergono tre punti di forza: la musica dal vivo, la musica on line, il diritto d'autore.
      La presente proposta di legge individua alcuni punti fondamentali per il rilancio ed il sostegno del settore musicale, che deve avvenire anche mediante un sistema di incentivi e di defiscalizzazione per consentire più possibilità di accesso alla musica a tanti consumatori e che valorizzi un settore che genera un indotto enorme in persone e riverberi sulle amministrazioni locali, ponendolo in un ruolo rilevante nel made in Italy, attraverso la valorizzazione ed internazionalizzazione dei prodotti.
      Come è noto, l'industria discografica si trova di fronte ad una grande rivoluzione tecnologica che permetterà al settore di svilupparsi e crescere secondo nuovi modelli di business sempre più innovativi e vicini alle esigenze degli utenti. Nei primi mesi del 2007 la musica diffusa legalmente in rete e tramite telefonia mobile ha raggiunto in Italia una quota di mercato pari al 7 per cento, con una crescita del 102 per cento, a fronte di un costante calo del segmento del compact disc tradizionale, che necessita di una serie di incentivi per rendere il mercato italiano più dinamico e migliorare l'offerta al consumatore.
      A tale proposito è utile ricordare che con la finanziaria 2007 (legge n. 296 del 2006, articolo 1, commi 287-288) sono state introdotte per la prima volta alcune misure specifiche di defiscalizzazione delle spese di produzione, digitalizzazione e di promozione di registrazioni fonografiche o videoclip musicali per le opere prime o seconde di artisti emergenti. Vi sono state però notevoli limitazioni: infatti il credito d'imposta concesso era confinato alle piccole e medie imprese, mentre invece l'effetto virtuoso di un'agevolazione fiscale è più efficace in termini di ritorno economico e di volano per la filiera, qualora attribuito a favore dell'intero apparato produttivo. Inoltre, l'incentivo era attribuito solo alle imprese che non superavano un budget annuo di 15 milioni di euro, con la ovvia esclusione delle principali imprese discografiche italiane ed internazionali, inibendo proprio quelle aziende che investono maggiormente in termini di ricerca e sviluppo di giovani artisti.
 

Pag. 3


      Elemento cardine della presente proposta di legge è quello, trascurato da tutte le altre proposte di legge in materia, relativo alle fondazioni lirico-sinfoniche a cui, nell'ambito di una riforma del settore musicale nel suo complesso, deve essere rivolta particolare attenzione. La musica è il settore che, nel suo complesso, beneficia della quota maggiore dei finanziamenti stanziati dal Fondo unico per lo spettacolo (FUS). La maggior parte delle risorse erogate dal FUS è diretta alle fondazioni lirico-sinfoniche, di cui riteniamo essenziale un'analisi seppur rapida: 14 fondazioni lirico-sinfoniche (molte in crisi o commissariate) in attesa di una vera riforma, 24 enti di tradizione, orchestre, cori e compagnie private, in breve circa 10.000 lavoratori (a tutti gli effetti statali) in attesa di una legge e di una identità. La maggior parte dei lavoratori degli enti sopraccitati compongono le cosiddette «masse artistiche» di coro e orchestra, questi a loro volta danno un impulso indotto costituendo nuovi gruppi musicali, creando e organizzando convegni e concerti e favorendo la formazione di nuovi ensemble, piccoli o grandi che siano, dando lavoro a quei ragazzi dei conservatori (altra nota dolente da affrontare), che altrimenti non troverebbero spazi, permettendo loro di lavorare al fianco di provati professionisti, mentre altri si propongono quali insegnanti dando vita a scuole ed incontri sull'arte lirica. Senza parlare dei dimenticati musicisti delle orchestre, dei turni di doppiaggio eccetera. Ecco come il popolo della musica lirica sale a qualche milione su tutto il territorio nazionale, senza contare i nostri artisti all'estero ed i conservatori nelle altre nazioni, il cui studio fondamentale oltre la musica e la cultura teatrale, è soprattutto la lingua italiana, altrimenti dimenticata.
      Per quando riguarda la famosa mondializzazione, l'arte lirica, nata in Italia, è l'arte in assoluto più riconosciuta ed esportata nel mondo. Ogni capitale nel mondo ha almeno tre teatri dell'opera, al contrario di noi che ne abbiamo solo uno e in crisi. Ed ogni città all'estero ha un teatro lirico ed un'orchestra sinfonica, nonché l'orchestra della radio televisione nazionale. Da noi tutto questo non esiste. Ci chiediamo perché? Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud sono i nostri massimi sostenitori nell'arte lirica ed in ogni teatro del mondo il cartellone è al 70 per cento fatto di rappresentazioni di autori italiani. Ora i nostri teatri lirici, a fronte di tutto questo, devono assolutamente sviluppare una vocazione internazionale, giustificando così il necessario assorbimento di circa la metà delle risorse del FUS. I problemi di fondo delle fondazioni lirico-sinfoniche non sono affatto noti, se non nel pettegolezzo e nel gossip, per questo hanno bisogno di un vero e radicale risanamento in assistenza a quelle centinaia di migliaia di lavoratori che rappresentano la «musica» e non il sistema. Diventa a questo punto di primaria importanza la razionalizzazione della struttura operativa, rivedendo i criteri di finanziamento pubblico, offrendo la possibilità ai privati di partecipare ai finanziamenti ed effettuando un controllo reale sugli sprechi e sugli squilibri.
      Per evitare gli sprechi ed abbassare i costi sarebbe opportuno arrivare alla soluzione di riutilizzare gli allestimenti molto costosi delle scenografie e dei costumi, che invece solitamente sono utilizzati per una sola stagione o in una sola piazza teatrale, riprendendo gli allestimenti, e in seconda battuta consegnandole a titolo gratuito a quei teatri minori regionali che altrimenti non potrebbero sostenere costi così onerosi; inoltre, si dovrebbero prevedere meccanismi di defiscalizzazione dei biglietti per opere liriche, concerti e festival. Dovrebbe essere concessa la possibilità di attivare sui territori regionali di competenza una vera e propria campagna di sensibilizzazione, allo scopo di sviluppare progetti regionali di decentramento, senza dover necessariamente usufruire delle masse artistiche della fondazione con costi ovviamente onerosi, ma creando una rete tra conservatori, istituzioni musicali comunali e private e fondazioni lirico-sinfoniche.
      L'ultima analisi da sviluppare è il problema dei conservatori. In Italia sono 57,
 

Pag. 4

e quale scenario vivranno le centinaia e centinaia di prossimi diplomati se non riformiamo rapidamente il settore? Oltretutto avendo equiparato il conservatorio agli studi universitari (segno di grande civiltà), si preclude allo studente di frequentare il conservatorio, anche solo per passione, impedendogli a tutti gli effetti di seguire contemporaneamente corsi universitari. Ciò sarebbe giusto e giustificabile solo nel caso in cui ci fosse alla fine degli studi una, seppur minima, offerta di lavoro a tutti gli effetti, ma nei panorami futuri ciò non è visibile, e quindi perché obbligarli ad una specializzazione inutile? In Italia continuiamo, per incapacità degli attuali operatori, a ridurre le produzioni e a chiudere i teatri e le sale da concerto. Argomento che va trattato con particolare attenzione, perché riguarda il futuro immediato dei nostri figli.
      Prima di analizzare l'articolato della presente proposta di legge è essenziale stabilire che per un corretto uso e controllo risulta necessaria la collaborazione diretta tra gli operatori e tutti i Ministeri interessati, non solo quello per i beni e per le attività culturali, ma anche i Ministeri della pubblica istruzione e dell'economia e delle finanze, insieme agli organi regionali, per ciò che prevede il titolo V della parte seconda della Costituzione.
      La presente proposta di legge si compone di dieci articoli.
      L'articolo 1 stabilisce i princìpi generali: in particolare riconosce la musica quale mezzo di espressione artistica e di promozione culturale, e bene culturale di insostituibile valore sociale e formativo della persona umana.
      Gli articoli 2 e 3 disciplinano rispettivamente i compiti spettanti allo Stato e alle regioni, nella diffusione e nella promozione della musica.
      In particolare l'articolo 2 stabilisce che allo Stato è affidato il compito, previa intesa in sede di Conferenza unificata, di predisporre un programma nazionale per la presenza omogenea e diffusa della musica su tutto il territorio, individuando strumenti di cooperazione e di solidarietà istituzionale al fine di favorire l'affermazione dell'identità culturale nazionale e regionale nonché la salvaguardia della musica quale valore culturale della collettività. Lo Stato definisce gli indirizzi generali per il sostegno delle attività musicali e promuove la presenza della produzione musicale nazionale all'estero.
      Ulteriore compito di fondamentale importanza affidato allo Stato è quello di diffondere la musica nelle scuole e nelle università.
      L'insegnamento della musica, e soprattutto della sua storia ed evoluzione, è fondamentale per formare ascoltatori consapevoli e attenti verso la produzione musicale, elemento essenziale in un Paese dove il 50 per cento del mercato è costituito da musica italiana, una delle percentuali più elevate al mondo.
      L'articolo 3 definisce le funzioni attribuite alle regioni: esse concorrono allo sviluppo della musica e favoriscono le iniziative dirette a sviluppare, nell'ambito del proprio territorio, la conoscenza della musica tra i cittadini; esse, inoltre, elaborano, con il concorso delle province e dei comuni, il piano di programmazione regionale per la partecipazione alla definizione del programma nazionale. Promuovono, tra l'altro, la formazione, l'aggiornamento e la creazione di nuovi profili professionali, promuovono nuovi talenti e istituiscono nei propri bilanci un fondo per lo spettacolo dal vivo.
      L'articolo 4 definisce i compiti delle province e dei comuni che concorrono, con lo Stato e le regioni, alla diffusione e alla promozione della musica, sostenendo la partecipazione e il sostegno dei soggetti operanti nel proprio ambito territoriale.
      L'articolo 5 istituisce il Fondo perequativo, gestito dalla Conferenza unificata, finanziato da una quota derivante dal FUS e da una parte dei proventi derivanti dal gioco del lotto.
      L'articolo 6 prevede la concessione di un credito di imposta del 10 per cento, per le spese di produzione, sviluppo e digitalizzazione di una registrazione fonografica o videografica musicale alle imprese produttrici di prodotti fonografici, che svolgono
 

Pag. 5

questa attività in maniera prevalente e continuativa e che effettuano, entro il 31 dicembre 2009, le spese relative a strutture situate nel territorio italiano.
      L'articolo 7 prevede ulteriori incentivi per la digitalizzazione di opere musicali e la produzione di videoclip.
      L'articolo 8 riguarda le fondazioni lirico-sinfoniche, la loro struttura ed i rapporti con il Ministero per i beni e le attività culturali e gli altri organi politico-istituzionali.
      L'articolo 9 prevede una delega al Governo per interventi fiscali, assicurativi e previdenziali in materia di spettacolo dal vivo.
      L'articolo 10 reca la relativa copertura finanziaria.
 

Pag. 6